Nella ricerca scultorea di Federica Montaldo è palpabile il senso di oppressione e di imprigionamento che spesso trasmettono i corpi da lei raffigurati dove le posizioni non sono mai rilassate, ma piuttosto ricercatamente cosrtette e scomode.
Questo è alla base della sua scultura: un interloquire col proprio Personaggio a metà tra il gioco e il sadismo. E inoltre esprime il concetto della nascita e della voglia di uscire dalla materia analizzando quindi le differenti sorti e sensazioni suscitate a seconda del materiale stesso di cui le proprie opere sono costituite.

Il senso di oppressione e di imprigionamento è reso, simbolicamente ma molto concretamente, dal cubo, forma che, più di ogni altra, restituisce il senso della densità della materia. Esso lascia solo intravedere al suo interno il lento emergere della forma umana ed è simbolo ed anticipazione di tutte le catene che, raggiunte la forma e la vita, terranno prigioniere materia e spirito della nostra persona, frapponendo continui ostacoli alla piena espressione delle sue potenzialità.
Ma quelle mani che premono contro il cubo che ci imprigiona e ci oscura sono anche segno e consapevolezza che la liberazione a cui aspiriamo può venire soltanto da noi e da nessun altro.


           
 

 

 

 

 

 

 

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Feto
Fetus - terracotta patinata bronzo - 40x50x50 cm.
 

 



Feto
Fetus - marmo bianco di Carrara - 40x50x50 cm.
 

 



La fuga
Escape - cemento - h. 70 cm. - 2000
 

 



Posacenere
Ashtray - terracotta patinata - h. 70 cm. - 2004
 

 



Prigione
Prisoner - terracotta patinata bronzo - h. 70 cm. - 2004
 

 



Equilibrista
Prisoner - argilla - h. 180 cm. - 1998
 

 

 

 

 

 

 

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